I politici, la sola categoria di italiani, a decidere i propri compensi

   L’art. 3 della C. I. recita “i membri del Parlamento ricevono un’indennità stabilita dalla legge”. E’ un’espressione per non aver avuto il coraggio di dire che deputati e senatori  sono i primi a violare l’art. 3 della carta fondamentale della repubblica che sancisce il principio di uguaglianza. Se qualcuno dovesse ritenete che ciò non è vero lo invitiamo a farci sapere tra i 60 milioni di italiani chi può liberamente scegliere e fissare le proprie indennità, salari, stipendi. Da diverso tempo  con una interpretazione estensiva  dell’art. 69 la facoltà di decidere i propri compensi  è stata estesa  ( direttamente  o indirettamente) a tutti i politici ; dalle regioni alle province ai comuni. L’eccezione dell’incostituzionale della norma ( art. 69 ) che riguardava solo i parlamentari è stata trasformata in una regola che interessa centinaia di migliaia di persone a livello nazionale con costi che ricadono sui contribuenti. Se il principio di uguaglianza deve valere per tutti il diritto a fissare le competenze per il lavoro va riconosciuto anche agli operai ed impiegati, non solo a coloro che hanno cariche elettive o onorarie. Le indennità dei parlamentari devono avere le finalità di coprire i costi e le spese della funzione e non devono dare diritto all’acquisizione di pensione e privilegi, né all’invenzione alla scadenza di mandato ad un compenso a titolo di reinserimento nell’ex categoria di lavoro. 

Il presidente Antonio prof. Fasiello