Legge sulla riduzione dei parlamentari. Il Parlamento ci ripensa e smentisce se stesso

A.Na.Fr.I.
(Associazione Nazionale Frazioni Italia)
Via Rossini n. 8. Tel . 0832/861066
C.A.P. 73029 ACAYA – LE

Una delle poche leggi che la stragrande maggioranza degli elettori ritiene abbia senso e che possa in parte ridurre i tempi del processo legislativo è in coma.
Il popolo non sa che farsene di 945 tra deputati e senatori, uno ogni 64,000 abitanti
Anche 600 parlamentari sono troppi se destinati alla formazione di due organismi – Camera e Senato – con funzioni identiche, meglio e di gran lunga il mono cameratismo.
Una camera a fasi alterne ha la funzione di parassita dell’altra.
Le tesi sostenute da Sgarbi (tra i parlamentari, basata sulle maggiori difficoltà di essere eletti) e da V. Feltri (tra i giornalisti per un attentato onirico alla democrazia) non hanno alcun fondamento e base logica.
Se l’efficienza della gestione della cosa pubblica dipendesse dal numero dei componenti degli organi collegiali proporremmo l’aumento a 5.000 onorevoli.
L’affermazione che col taglio dei parlamentari l’incidenza sulla spesa pubblica è minima non dà forza a questa tesi, anzi tende solo a giustificare l’esistenza di una casta pletorica , mirante a perpetuarsi grazie ai tanti privilegi.
In Italia quando si tratta di toccare e ridurre la marea di indennità e costi della politica non si fa che insistere sul fatto che interessando un numero limitato di persone l’incidenza sulla spesa pubblica non è significativa.
Quando per un principio di sopravvivenza e di giustizia sarebbe necessario adeguare periodicamente le pensioni di milioni di persone per mantenere costante il potere di acquisto delle famiglie non se ne fa niente poiché la loro incidenza sulla spesa pubblica è enorme.
Conclusioni: manteniamo un numero di organisti pletorici la cui riduzione non causerebbe nessun danno agli ex componenti degli stessi, mentre si negano integrazioni ai titolari di pensioni al limite della povertà poiché ciò determina un maggiore aumento della spesa pubblica.
I privilegi, le indennità, le alte retribuzioni di una singola casta considerate singolarmente hanno una minima incidenza. ma sommate nel loro complesso
producono gravi e pesanti ripercussioni sulla spesa pubblica.
La legge dei grandi numeri ha sempre danneggiato le masse ( formate da operai . pensionati INPS e povera gente) , al contrario della legge dei piccoli numeri che ha determinato sempre dei vantaggi alle singole categorie costituite da poche persone se riferite a livello nazionale.
Una massima popolare afferma “ La massa più è numerosa più è pericolosa”, adattata alla presente situazione diventa “Gli organi collegiali più sono numerosi , più sono costosi e meno sono fruttuosi”.
Il presidente
( Antonio prof. Fasiello )