Cesine, parco marino protetto, rete fogna nera di Lecce e decisioni tiranniche
Le limitazioni e/o divieto nell’utilizzo del territorio, prima di essere deliberate da Organismi pubblici o privati devono essere sottoposte al vaglio delle popolazione interessate.
L’unico strumento democratico per fare ciò è costituito dal referendum popolare i cui risultati sono moralmente vincolanti per tutti.
Lo scarico della fogna nera e della zona industriale di Lecce presso l’idrovora del lido S. Giovanni, agro di Acaya, doveva riguardare l’area costiere di Lecce.
La zona umida delle Cesine , sotto il controllo del W.W.F. e gestita da una cooperativa extra comunale, ha impoverito il territorio ed introdotto limiti e divieti che sono una dannazione permanente per i proprietari terrieri dell’area tra cui il divieto di utilizzo della costa (4 Km: circa ) per l’accesso libero e la balneazione.
Per cui ci si chiede quale è stato il rapporto costi/benefici per il Comune, quali maggiori entrate sono state registrate ( come tributi locali) ?
La convinzione generale è che la presenza dell’0asi ha impedito lo sviluppo turistico e sociale della zona costiera deile Località di Acaya – Acquarica di Lecce .- Vanze.
Senza aver mai sentito il dovere di consultare prioritariamente le popolazioni interessate, oggi, ricadendo negli errori del passato, viene prospettata la creazione di un’altra zona protetta, un parco marino.
A che pro? Forse per impedire completamente l’utilizzo sociale dei lidi ai cittadini?
Da tutelare e garantire sono i diritti delle popolazione a godere ed utilizzare il territorio.
Prima di prendere delle decisioni si faccia l’unica cosa sensata e doverosa: indire un referendum popolare per sapere ciò che vuole la maggioranza della popolazione.
L’accumulo dei rifiuti sulla costa è una responsabilità dell’Ente locale che, stranamente, vuole sfruttare le sue inadempienze, per imporre alle popolazione ulteriori limiti, già gravosi, alla godibilità ed usufruibilità del mare e dei lidi costieri di cui la natura ci ha gratificati.
Proporre l’istituzione di un parco marino protetto in un’area limitrofa in cui sfocia la fogna nera e i resti della zona industriale di Lecce, i cui impianti di depurazione sono spesso inefficienti, è un assurdo, comporterebbe solo sperpero di denaro pubblico.
Si pensi invece ad eliminare gli sbocchi a mare di tutte le reti fognarie della Provincia, impegno che si era assunto l’attuale presidente Dr. Antonio Gabellone.
Il 90 % delle popolazione maledice il giorno, l’ora e l’anno in cui gli Amministratori pro- tempore hanno consentito che il nostro territorio fosse utilizzato come cloaca per la città di Lecce e zona industriale e il territorio dell’attuale zona umida delle Cesine fosse dato in gestione in mano di privati, che grazie a divieti assurdi e cavilli, hanno bloccato lo sviluppo turistico e la godibilità dei lidi
.La nascita di un parco marino protetto rappresenta un colpo mortale alla quotidiana utilizzazione e valorizzazione delle potenzialità economiche e turistiche del Comune
Il presidente Antonio Fasiello